Incontri con uomini straordinari: il giovane Gurdjieff

“Incontri con uomini straordinari” è un film di Peter Brooks del 1979, adattamento cinematografico dell’omonima autobiografia di Georges Ivanovic Gurdjieff, un ricercatore spirituale e creatore della Quarta Via che visse a cavallo del diciannovesimo e ventesimo secolo.
Il film è girato tra le montagne e i deserti dell’Afghanistan, ma l’avventura conduce il protagonista, interpretato da Dragan Maksimovic, attraverso il deserto del Gobi e l’Himalaya fino a un monastero dove Gurdjieff impara l’espressione personale attraverso la danza e il movimento del corpo, una tecnica che insegnò ai suoi seguaci molti anni dopo (fedelmente riproposte nel film grazie al supporto di una delle migliori allievi di Gurdjieff: Madame Jeanne de Salzmann).
Il film è simile a un docudrama che racconta dei suoi viaggi in Asia centrale ed Egitto, alla ricerca di conoscenza e antichi misteri sulla verità della vita e dell’esistenza. Il film infatti si concentra sull’età adolescenziale in Georgia e da giovane adulto alla ricerca della segreta fratellanza Sarmoung.

La pellicola, oltre ad essere un chiaro omaggio a Gurdjieff, vorrebbe evocare l’aspirazione dello spettatore per cose diverse da cibo, bevande, intrattenimento, sesso o benessere, dimostrando il potere dell’anima. Tutta la filosofia di Gurdjieff crede nei poteri nascosti del nostro spirito che, una volta risvegliati, ci consentiranno di avere una vita degna, usando tutto il reale potenziale dell’essere umano. Ma queste abilità sono assopite, e lo rimarranno finché l’individuo non dirige la sua attenzione lontano da ciò che lo distrae e lo confonde nella vita di ogni giorno. La Quarta Via insegnata da Gurdjieff (ma denominata tale dal filosofo russo Ouspensky) è un “metodo” che mira al completo sviluppo umano e si distingue dalle altre Tre Vie ( Fachiro, Monaco e Yogi) per la sua concentrazione su tutto l’essere, e non solo su alcune parti specifiche come le altre tre (rispettivamente: corpo, emozione, intelletto).

Sicuramente il film riesce in alcuni dei suoi intenti: osservando i differenti percorsi dei personaggi, derivanti da caratteristiche e spiritualità differenti, è chiaro che fin quando il metodo applicato sia saggio, un strada giusta non determina l’erroneità della strada opposta. Tutto dipende dall’individuo.

Purtroppo però in generale il film non è molto soddisfacente, risulta pesante e quasi riduce la vita di un uomo esuberante come Gurdjieff a una semplice e banale ricerca astratta. Concentrandosi solo sui suoi primi anni, non si riesce a dare una chiara idea dell’identità del protagonista e si perde ogni occasione di approfondire l’argomento mistico, ipoteticamente centrale per l’opera. Probabilmente per qualcuno maggiormente affezionato a Gurdjieff ed informato sulla sua storia il film si svela in dettagli non da tutti comprensibili, ma per chi fosse interessato alla sua filosofia consiglio di leggere La Quarta Via di Ouspensky, un testo completo di trascrizioni delle reali conferenze ed incontri con Gurdjieff.

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