Umbrella Accademy: dopo la morte di MarvelNetfilx un nuovo mondo di supereroi arriva sulla piattaforma streaming

Di Pierluca Campajola

Umbrella Accademy è una nuova serie Netflix inaspettata ma decisamente ben accolta: un nuovo approccio ai supereroi che ci racconta di famiglia, responsabilità, isolamento, umanità e viaggi nel tempo in 10 episodi originali e travolgenti. Ma come siamo arrivati qui?

Dopo la cancellazione di tutte le serie Marvel Netflix (probabilmente dovuta all’imminente lancio del servizio streaming Disney+), la piattaforma di intrattenimento più famosa al mondo è dovuta correre ai ripari per soddisfare il proprio audience appassionato di fumetti e supereroi. Non potendo più usufruire dei personaggi Marvel e DC (L’intero universo condiviso Arrowerse e le nuove serie DC, Titans e Doom Patrol, sono di produzione Warner Bros. television) Netflix ha scelto di orientarsi verso la Dark Horse Comics, casa editrice indipendente che ha pubblicato molti titoli conosciuti, quali 300, Sin City, HellBoy e Akira.
Così Netflix ha tirato fuori da suo cappello magico un’ altro candido coniglio poco conosciuto: Umbrella Accademy.

Ideato da Gerald Way, fondatore e cantante del gruppo My Chemical Romance, e illustrata dal brasiliano Gabriel Bà, Umbrella Accademy ha la sua prima pubblicazione nel 2007, con una miniserie intitolata “La suite dell’Apocalisse” in 6 albi, e non nasconde la sua ispirazione a Doom Patrol, di Grant Morrison, uno dei più acclamati fumettisti del mondo.
Il 15 febbraio di quest’anno, in completo stile Netflix, escono in simultanea i 10 episodi della prima stagione di Umbrella Accademy, adattamento televisivo.

Non è facile parlare di questa serie senza far trapelare i colpi di scena e i momenti chiave che la rendono così ben costruita, ma di cosa parla esattamente Umbrella Accademy?
Si concentra su un atipico gruppo di 7 supereroi, partoriti tutti nello stesso momento da donne che non erano incinta e adottati da Sir Reginald Hargreeves, uomo facoltoso che è per loro più un istruttore che un padre. Ognuno di loro possiede abilità innate e Sir Hargreeves li addestra duramente fondando l’ Umbrella Accademy e dando loro numeri invece che nomi, con la pretesa di prepararli a quando dovranno salvare il mondo.
Cominciamo a conoscere i protagonisti in età adulta, quando si rincontrano in occasione della morte del padre adottivo dopo anni di separazione: ognuno di loro è cresciuto segnato dall’ infanzia sotto le cure di Sir Hargreeves e si è modellato in rapporto alla sua abilità, rendendola perno della propria personalità ed esistenza. Luther (Numero 1), unico dei fratelli che vive ancora all’accademia, è rimasto sempre fedele al padre e vede la sua impareggiabile forza fisica come una responsabilità; Diego (Numero 2) usa la sua infallibilità con i coltelli per diventare un vigilante; Allison (Numero 3) ha usato il suo carisma e il suo potere di coercizione per diventare una famosa attrice; Klaus (Numero 4) cade nella tossicodipendenza e nel nichilismo per scappare dalla voce dei morti che cercano di mettersi in contatto con lui; e infine Vanya (Numero 7), unica della famiglia a non avere poteri, cresce sentendosi inferiore e non amata, concentrandosi sulla sua unica passione, il violino.
Il rapporto tra i fratelli è teso e non riescono a mettere da parte le proprie divergenze neanche di fronte al mistero della morte del padre. Il ritorno di Numero 5, disperso da anni nel futuro, annuncia l’arrivo dell’apocalisse e costringe i familiari a comunicare e collaborare.

Umbrella Accademy parla di una famiglia divisa e fa un ottimo lavoro nell’approfondimento psicologico dei diversi personaggi (similmente ad un’altra serie Netflix: The Haunting of Hill House), dando la possibilità allo spettatore di comprendere a fondo ognuno di loro e le motivazioni dietro i loro comportamenti in relazione con gli altri.
La narrazione è lineare, ma ricca di flashback e flashforward (soprattutto riguardo la vita di Numero 5), che permette una naturale comprensione del mondo di Umbrella Accademy e del collegamento tra gli eventi passati presenti e futuri. Molte sono le domande portate dalla storia, e a tempo debito e non forzato vengono date tutte le risposte.
La serie è lodabile da molti punti di vista, dall’ efficace e inaspettata colonna sonora al taglio registico chiaro ed originale, ma forse il suo punto di forza è la scrittura, che non lascia niente al caso, non aggiunge dettagli inutili e ci racconta per ogni personaggio un arco di trasformazione e presa di consapevolezza davvero soddisfacente, usando l’umorismo per avvicinare lo spettatore ma senza togliere peso e gravità dai momenti più emotivi.

È vero che alcune rivelazioni e colpi di scena sono fin troppo prevedibili, ed è vero che alcuni dei personaggi secondari risultano piatti e poco interessanti, ma Umbrella Accademy non delude dov’è davvero importante, riesce a raccontare una storia complessa con semplicità e a creare un’atmosfera unica per questo riluttante gruppo di supereroi poco conosciuto.
Per chi avesse letto i fumetti anticipo che per quanto la produzione sia rimasta molto legata al materiale originale, molti elementi chiave sono stati cambiati e che la prima stagione raccoglie elementi di storie anche successivi a “La suite dell’Apocalisse”, riuscendo comunque a legarli perfettamente in quello che sembra un film di quasi 10 ore più che molti episodi divisi.
Se questa serie potrà diventare un degno sostituto della Marvel (magari con qualche altra produzione Dark Horse Comics) solo il tempo potrà dirlo, ma in attesa della seconda stagione consiglio un binge watching dei primi 10 episodi di Umbrella Accademy.

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