Quel pomeriggio di un giorno da…star!: sane risate e pura comicità

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locandinaNell’intervista dello scorso anno, Corrado Tedeschi ci aveva parlato del suo prossimo progetto teatrale: “Sarò un imprenditore che, invece di suicidarsi, decide con il suo ragioniere di prendere le armi e di fare una rapina. Ci saranno tutti i risvolti simpatici, divertenti che ci possono essere in una cosa di questo tipo, pur parlando di una rapina che invece è un fatto molto serio. Ecco, a me piace sempre che ci sia un contrasto, però la comicità non deve essere banale”.
La promessa è stata mantenuta e la sua idea si è trasformata in “Quel pomeriggio di un giorno da…star!”, ispirato al celebre film “Quel pomeriggio di un giorno da cani” con Al Pacino. In questi giorni, lo spettacolo di Gianni Clementi, diretto da Ennio Coltorti, è andato in scena al Teatro Bobbio di Trieste.
Corrado Tedeschi, nei panni di Ambrogio Fumagalli, un imprenditore di biancheria intima, entra in scena facendo da subito ridere il pubblico con quel suo contraddistinto umorismo, condito da quell’eleganza fuori dal tempo.
Invaso dai debiti e ormai senza speranze, Fumagalli per riuscire ad assecondare le esigenze della moglie, che per la figlia spende l’impossibile, e per portare avanti la ditta di famiglia, è costretto a prendere una drastica decisione: rapinare una banca. Una sera, insieme al suo ragioniere Arturo Colombo (Augusto Fornari), quando la filiale in periferia della banca Invest sta per chiudere, entra in azione.
Il direttore Gustavo Barbieri (Claudio Moneta), la sportellista Debora Locatelli (Patricia Vezzuli), la guardia giurata albanese Adrian Meta (Tullio Sorrentino) e una cliente, la giornalista Marta Giacomazzi (Tosca D’Aquino), si ritrovano coinvolti in questo singolare tentativo di rapina, che raggiunge dei momenti di pura comicità, nei quali è impossibile trattenere la risata. Gli interventi di Corrado Tedeschi e Augusto Fornari vengono sottolineati da una certa Quel pomeriggio di un giorno da stargoffaggine dei loro personaggi, data dai loro movimenti, dal loro agire spontaneo e ingenuo; tant’è che Arturo, inavvertitamente fa scattare l’allarme, facendo così arrivare la polizia, che circonda l’edificio.
Energica e solare, Tosca D’Aquino prende in mano la situazione, determinata a riconquistare la sua notorietà televisiva. All’improvviso i rapinatori diventano le vittime dei suoi scoop televisivi, che la riportano al successo. Fumagalli, Colombo, il direttore della banca, la sportellista e la guardia giurata si ritrovano avvolti in un girone dantesco mediatico che punta solo alla mera e superficiale pubblicità.
A poco a poco, costretti a stare sotto lo stesso tetto, è inevitabile che tra i personaggi trapelino certe confessioni. Dal dialetto milanese di Claudio Moneta, si passa a quello napoletano di Tosca, senza tralasciare l’improbabile milanese con cadenze albanesi di Tullio Sorrentino.
Uno spettacolo genuino dalle sane risate e da una pura comicità, che però racchiude un certo disagio esistenziale. Il finale porta con sé un sottile messaggio, sulle note inconfondibili di “Raindrops Keep Fallin On My Head”.

Nadia Pastorcich ©centoParole Magazine – riproduzione riservata. 

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