Bruno Barbey: mai un reporter di guerra

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MOROCCO. Chechaouen. 1985. The walls of the old city.

“La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda.”

Bruno Barbey è uno dei fotografi più importanti e fondamentali che hanno operato all’interno della storica Agenzia Magnum.
Nato nel 1941 giovanissimo comincia a viaggiare dal Marocco, suo pese d’origine fino alla Svizzera dove completa i suoi studi in fotografia e graphic arts all’ università delle arti e dei mestieri della città di Vevey.
Questa spinta a viaggiare e scoprire di più di ciò che accade intorno a lui e non solo, è legata alla sua profonda esigenza di fotografare e documentare.

“Non è sempre facile stare in disparte e non essere in grado di fare nulla, se non registrare le sofferenze che stanno intorno.” (Robert Capa)

Sull’onda de “Les Amèricans” di Robert Frank e de “Les Allemands” di René Burri, arriva l’ispirazione per il progetto intitolato “Les Italiens”. Una raccolta che documenta l’Italia nel periodo che va dal 1961 al 1964 e si prefigge come obbiettivo quello di catturare l’animo della nazione italiana rappresentando però come una piccola porzione appartenente al mondo teatrale.
Questi sono anche gli anni in cui Bruno Barbey debutta e si avvicina alla Magnum, ma non solo infatti nello stesso periodo il fotogiornalismo diventa una moda da cui però Barbey non si lascia etichettare. Infatti nonostante per più di quarant’anni Barbery abbia viaggiato attraverso continenti e numerosi conflitti militari egli rifiuta l’appellativo di giornalista di guerra.
I reportages realizzati in giro per il mondo sono mossi da ben altro che un puro e semplice desiderio di scattare una serie di “belle” fotografie.
Il pericoloso e estenuante lavoro portato avanti durante la Guerra del Golfo è la prova che Bruno Barbey non può e non vuole mettere da parte la propria carica emotiva.
Non è lui, come fotoreporter, a parlare ma lascia che siano le sue fotografie a farlo.
Ciò che si può percepire guardando i suoi scatti non è solo la crudeltà della guerra ma anche un grande appello di umanità ad una cultura che tende a demonizzare gli uni o gli altri, dimenticandosi che alla fine siamo tutti esseri umani.

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“Il corrispondente di guerra ha il suo gioco – la sua vita – nelle sue mani, e lui può metterla su questo o quel cavallo, oppure può metterla in tasca all’ultimo minuto.” (Robert Capa)

Bruno Barbey ha documentato con le sue fotografie guerra civili in Nigeria, Vietnam, Medio oriente , Bangladesh, Cambodia, Irlanda del Nord, Iraq and Kuwait.
Possiamo dire che la caratteristica che distingue Bruno Barbey dagli altri fotografi è quella di essere sempre al posto giusto nel momento giusto, cogliendo l’attimo perfetto.
Carpe diem è il motto di ogni fotografo che si rispetti, ma ben pochi riescono a cristallizzare il momento più significativo di un avvenimento.
Fermare in un istante la sofferenza, la speranza ed il rumore impercettibile dei proiettili misto a quello delle bombe che cadono dal cielo come pioggia.
Altro elemento caratterizzante negli scatti di Bruno Barbey e particolarmente degno di nota è l’uso libero e armonioso dei colori.
I suoi lavori sono apparsi sulle più importanti riviste di tutto il mondo ed ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi a livello internazionale incluso il French National Order of Merit.
Ultimo ma non meno importante, Bruno Barbey è stato vice presidente della storica azienda Magnum nel 1978 e 1979 e presidente della Magnum International dal 1992 al 1995.

Per maggiori informazioni visitare il sito : http://www.brunobarbey.com

 

Valeria Morterra © centoParole Magazine – riproduzione riservata

 

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